Allarme Bankitalia, Pil a picco in Sicilia, sesto anno consecutivo di recessione

bankitaliaPalermo, 12 giu. – Pil a picco in Sicilia per il sesto anno consecutivo. Secondo le stime di Prometeia, infatti, il calo nell’Isola nel 2013 raggiunge quota 2,5%, a fronte di una contrazione del 2,7% nel Mezzogiorno. ”Il dato fornito dall’Istat pochi giorni fa – ha spiegato Giuseppe Ciaccio, capo divisione Analisi e ricerca economica della sede di Palermo della Banca d’Italia durante la presentazione del tradizione report sull’economia nell’Isola redatto dagli uffici di via Cavour – parla di una perdita del Pil del 4 per cento al Sud.

E’ possibile, quindi, che la stima di Prometeia debba essere rivista al ribasso”. Nell’anno appena trascorso, dunque, è proseguita in Sicilia la contrazione dell’attività economica, anche se la recessione ha attenuato la sua ‘corsa’. La flessione ha colpito tutti i settori, facendo sentire i suoi effetti maggiori nel settore delle costruzioni, che per l’ottavo anno consecutivo si è ridotto. Il valore aggiunto del settore è diminuito in termini reali dell’8,7 per cento, con una contrazione cumulata dal 2006 che supera il 40 per cento. Il numero di occupati è sceso del 9,6 per cento e le ore denunciate alle casse edili si sono ridotte del 18,3 per cento.

Né il futuro appare roseo. Le aspettative del campione di imprese con almeno 10 addetti che hanno partecipato all’indagine di Bankitalia, infatti, restano negative. Colpa, in parte, della debolezza del mercato immobiliare, con le transazioni diminuite del 9,7 per cento (-27,4 per cento nel 2012). Un’inversione di tendenza, invece, si registra nel comparto delle opere pubbliche. Secondo i dati del Cresme, infatti, il valore complessivo delle gare bandite è cresciuto del 31,2 per cento rispetto al 2012, nonostante il numero di bandi pubblicati si sia ridotto del 19,7 per cento. Segno meno anche nel settore dell’industria, dove secondo le stime Prometeia, il valore aggiunto è diminuito del 6,4 per cento in termini reali, dopo il calo complessivo del 24,5 per cento tra il 2007 e il 2012.

Nell’Isola, poi, è proseguito il trend negativo degli investimenti (-9,9 per cento), su cui possono aver influito l’incertezza del quadro congiunturale e le tensioni sul mercato del credito. Non va meglio nel settore del commercio, che appare il comparto che soffre di più risentendo maggiormente del calo dei consumi. Il 50% delle imprese che hanno partecipato all’indagine della Banca d’Italia ha registrato una contrazione del fatturato nel 2013.

La scure si è abbattuta sul settore a causa della riduzione da parte delle famiglie della spesa per beni durevoli (-9,8 per cento), un dato doppio rispetto alla media nazionale e il maggiore tra le regioni d’Italia. La contrazione più consistente si è registrata nell’acquisto di auto, mentre sono aumentate del 4,4 per cento (più della media del Paese) le vendite di prodotti dell’informatica, come pc e tablet. Capitolo a parte l’export, ridotto del 14,8 per cento nel 2013, dopo un anno di forte espansione (21,5 per cento nel 2012).

A condizionare l’andamento negativo delle esportazioni è stata la dinamica del settore petrolifero, che rappresenta oltre i due terzi del flusso di vendite all’estero. La contrazione dell’export di prodotti petroliferi ha raggiunto quota 22 per cento, con un calo nelle vendite sia verso paesi Ue che extra Ue. Al netto dei prodotti petroliferi, invece, il valore delle esportazioni è aumentato del 6,8 per cento, un incremento maggiore rispetto a quello registrato a livello nazionale. Le imprese che esportano maggiormente sono quelle dell’elettronica (+12,9 per cento) e della chimica (+7,5per cento).

Nel comparto agroalimentare al positivo andamento delle vendite dei prodotti dell’agricoltura (+7,1%) si contrappone un lieve calo di quelle dei prodotti alimentari (1 per cento). I paesi destinatari dei prodotti made in Sicily sono in prevalenza quelli dell’area euro, ma anche in quest’ambito l’Isola ha incassato la contrazione dell’esportazioni verso Germania e Spagno a fronte di una crescita dell’export verso soprattutto i paesi asiatici ed africani.

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