Comiso, aeroporto da 200.000 passeggeri. Il futuro ad un bivio

Comiso – L’aeroporto di Comiso taglia la soglia dei 200.000 passeggeri. Un dato che si riferisce solo al 2014. A questi devono aggiungersi i quasi 60.000 passeggeri dello scorso anno, l’anno dell’avvio, l’anno dello start up. Lo scalo di Comiso è nato tra mille attese e mille contraddizioni. Situato nel cuore del Mediterraneo, avrebbe potuto essere una testa di ponte ideale con il Nord Africa, punto di riferimento per trattative commerciali ed approdi turistici.

Ha segnato il passo e ciò nonostante, ha raggiunto una meta non indifferente: 200.000 passeggeri nei primi otto mesi del 2014. Se i dirigenti si erano prefissi la meta dei 300.000 passeggeri nel 2014, non giungeranno molto lontani dalla meta.

Comiso ha oggi attivi voli per Roma Ciampino (se voli settimanali Rynaiar) e Roma Fiumicino (volo bi-settimanale di Alitalia). Alitalia vola anche da Milano e Ryanair ha fatto sue anche le rotte per Londra e Bruxelles, attive ormai da 11 mesi, per Kaunas (Lituania), Francoforte (Germania), Dublino (Irlanda) e per Pisa, città toscana dove vivono molti studenti siciliani.

Nel corso dell’estate sono stati attivati numerosi voli charter: dalla Scandinavia, da Parigi e Londra, da Ginevra, per giungere fino ai più recenti voli per Tunisi (che hanno fatto registrare un alto tasso di riempimento perché unisce turismo tornano periodicamente nei loro paesi. E Tunisair ha già fatto sapere che se i voli estivi (gestiti da una agenzia di viaggi palermitana, “Il Tuareg”) andranno bene, si potrà pensare anche ad una programmazione più costante, almeno con un volo la settimana. Potrebbe bastare, almeno per ora. Per ultimo, partirà a breve il volo verso la Palestina, gestito dalla compagnia Arkia.

Le potenzialità ci sono, ma non sono interamente sfruttate. Sono rimaste al palo, almeno finora, le trattative per attivare delle rotte per Torino e per una città del Nord Est (preferibilmente Verona, con preferenza su Venezia). Le difficoltà di alcune compagnie aeree, resosi evidenti negli ultimi mesi, hanno avuto un ruolo determinante.

Per lo scalo di Comiso rimangono alcune incognite: la prima è legata alla programmazione delle nuove rotte. Da qualche mese le trattative segnano il passo.
La seconda è direttamente collegate alle scelte che verranno operate dal governo nazionale. Lo scalo di Comiso è stato inserito tra quelli che sono stati inseriti nel nuovo piano nazionale degli aeroporti. Questo potrebbe spianare la strada per far si che anche Comiso, come tutti gli altri aeroporti italiani, posa avere il servizio Enav a carico dello Stato. Finora, invece, il servizio di torre e l’assistenza al volo è pagata dalla Regione siciliana che, con il governo presieduto da Raffaele Lombardo, ha garantito uno stanziamento di 4,5 milioni di euro. Serviranno per garantire il servizio fino a maggio 2015. Poi si apre un grande interrogativo: cui bisognerà, a tutti i costi, dare una risposta.
Infine, c’è il problema dei costi di gestione. Nel primo anno di attività (2013) l’aeroporto ha fatto registrare un passivo di 2,6 milioni di euro. Nel 2014 la cifra è ancora un’incognita, ma le previsioni non sono ottimistiche. Come coprire questo passivo? Un aumento di capitale metterebbe in seria crisi sia il socio privato Intersac che il comune di Comiso che, in dissesto finanziario da tre anni, non potrebbe certamente trovare le risorse per rilanciare il capitale sociale della Soaco, la società di gestione dell’aeroporto di Comiso. Nella Soaco, Intersac ha una quota del 65 per cento (60 per cento Sac e 40 per cento Ies di Catania), il comune detiene ancora il 35 per cento, ma deve ancora delle quote ai comuni vicini e dovrà cercare di coinvolgere tutto il territorio in un’avventura che, mai come adesso, riguarda tutti. Superare lo scoglio dei mille problemi aperti è la sfida della nuova governance di Soaco. L’aeroporto ha molte potenzialità, finora inespresse, o almeno solo intraviste. Può crescere, ma dovrà dimostrare di saperlo fare.
E soprattutto non può deludere le attese di un territorio che in esso ha creduto. O meglio: ha sperato. Senza forse fare troppi sforzi per sostenere il progetto e tutto ciò che ruota attorno ad esso.
Francesca Cabibbo

Francesca Cabibbo

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