Governo Draghi: è partita la corsa all’oro. È il Sud?

( Francesco Attaguile) – Ora è chiaro quanto si era temuto nelle settimane scorse: l’alibi dell’emergenza Covid, enfatizzata fino a farci innalzare Draghi e Mattarella a Santi della Provvidenza, ha consentito al Nord di realizzare la più spregiudicata occupazione dei posti chiave ai blocchi di partenza della più ricca corsa all’oro della storia : i 209 miliardi dell’Europa che l’ingenuo Conte aveva procurato. L’improvvisa folgorazione sulla via di Bruxelles di un campione del sovranismo antieuropeo come Salvini aveva appalesato il pericolo che le fameliche orde del produttivismo lombardoveneto più esasperato, quelle che hanno già procurato decine di migliaia di morti per Covid pur di non chiudere e ridurre i loro profitti (l’occupazione, si sa, è coperta dalla cassa integrazione pagata anche da noi), si lanciassero all’assalto della diligenza.Si sperava tuttavia nell’equilibrio di Mattarella, dello stesso Draghi e del contrappeso del PD e dei 5Stelle, che hanno ottenuto nel Sud una valanga di voti.Invece no, in tutti i partiti si è scatenata la frenesia del Nord di mettere le mani sul tesoro.Risultato? 18 ministri su 23 toccano al Nord, di cui 13 al Lombardo-Veneto (9 alla sola Lombardia!). Zero, ripeto zero, a Sicilia-Calabria-Sardegna etc.(10 milioni di abitanti, quanto la Lombardia). Non si era mai verificato dal 1861, quando la capitale era ancora a Firenze !E ora ? Si dirà che i sottosegretari potranno compensare le sottoregioni e i sottoitaliani : magra consolazione, con le solite briciole usate nell’ultimo venticinquennio. Per fortuna anche per noi c’è l’Europa, che fissa precisi paletti nell’uso dei fondi, come è ben presente agli assaltatori -tant’è che si risciacquano di digitalizzazione e di “transizione ecologica”(Grillo da Genova), per farsene un’alibi e lucrarci sopra- ma l’intera spesa dovrà ispirarsi a tutte le politiche dell’UE, a partire dalla coesione territoriale e dall’infrastrutturazione con la T.E.N.-T.Occorre quindi denunciare con forza gli scostamenti da queste politiche e dai programmi già definiti, perché l’UE nell’esaminare i piani nazionali parte dalla proposta dello Stato membro, e quella sappiamo già come sarà. Soprattutto si dovrà vigilare sui Consigli dei ministri europei che ne gestiranno l’attuazione, settore per settore. Chi lo farà ?Per le classi dirigenti meridionali è l’ultima stazione per far risalire sul treno dello sviluppo anche l’ultima enclave in ritardo, il Sud italiano, riposizionandolo strategicamente come hub al centro del Mediterraneo e invertendo la rotta che per ora lo destina all’abbandono. L’europeismo e il neo-atlantismo di cui si fregia il nuovo governo non possono significare che questo (altrimenti meglio guardare alla Cina).Come? Intanto rivendicando efficaci COMPENSAZIONI : non con qualche sottosegretario o vice-ministro subalterni in più, per appagare le ambizioni dei soliti ascari, ma esigendo la guida degli organi che gestiranno le scelte e la spesa dei fondi europei, tutti. Il segnale-simbolo deve essere il ponte sullo Stretto subito, e i collegamenti ferroviari e portuali che ne derivano. In attesa, i parlamentari meridionali della enorme maggioranza si dovrebbero astenere, anche per non lasciare campo libero nel Sud alla Meloni, che attende soddisfatta di fare il pieno elettorale in queste Regioni. I deputati europei vanno mobilitati per organizzare un monitoraggio asfissiante sul negoziato (il “partenariato”) con la Commissione Europea per l’approvazione del piano italiano, tornando ad avvalersi del supporto tecnico di efficienti uffici regionali in loco, già egregiamente funzionanti ma ultimamente ridimensionati (quello siciliano vanificato dalla cecità di Crocetta ed oggi chiuso). Proprio sulla qualità, sull’efficienza e sulla credibilità di queste classi dirigenti (non solo politiche) meridionali si misura la possibilità di ridurre l’handicap, aggravato dalla composizione del governo. Preso atto con amarezza e delusione che neanche Mattarella ha potuto resistere alla pressione della pancia del Paese, occorre ora condizionare dall’esterno Draghi con adeguata energia, consentendogli di smentire con i fatti la denuncia elevatagli da Francesco Cossiga nel 2008 di “svendere l’Italia per affarismo internazionale”.Francesco Attaguile

Redazione

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