Mostre: la Sicilia vista dalle antiche mappe geografiche

PALERMO, 11 DIC – Nel 1513 la Sicilia era rappresentata dai cartografi di scuola tolemaica come un’isola dalla forma triangolare ma con il lato jonico rivolto direttamente verso l’Africa e la punta indirizzata verso la Sardegna. Le distanze erano approssimative. Bisognerà aspettare la seconda metà del Settecento per trovare una mappa con un’immagine della Sicilia molto vicina a quella reale. Tante e diverse sono le scuole cartografiche rappresentate nella raccolta di carte antiche di Antonio Lagumina che ora ha affidato in comodato gratuito la sua collezione all’Università di Palermo per un’esposizione permanente delle mappe nelle carceri dell’Inquisizione a palazzo Steri.

La raccolta (124 pezzi ma diventeranno 170) ha trovato posto in un luogo evocativo: proprio sulle pareti delle celle del Sant’Uffizio sono tracciate a carboncino due mappe della Sicilia realizzate da un prigioniero anonimo. Il pezzo più antico porta la data del 1477, il più recente ha la stessa età dell’Unità d’Italia. Le mappe sono in gran parte colorate a mano e costituiscono una testimonianza preziosa di come i geografi, i topografi, gli uomini di cultura e soprattutto i navigatori vedevano il territorio. Contengono informazioni sugli approdi, gli antichi toponimi (qualcuna in dialetto siciliano), la presenza di ordini religiosi, credenze mitologiche e curiosità varie. Una carta del 1776 di Giovanni Battista Ghisi è impreziosita da figure decorative che rappresentano le tipiche attività isolane, dalla pesca del tonno alla lavorazione del corallo. Lagumina ha cominciato per caso la raccolta delle antiche mappe di Sicilia. Il suo interesse cominciò nel 1962 quando, sul Lungosenna a Parigi, trovò una carta del 1589 che raffigurava il “Siciliae Regnum”. Da allora la sua ricerca ha messo insieme gli esemplari di varie scuole: tolemaica, italiana, olandese, francese. La cartografia ha avuto varie evoluzioni e già nel 1528 una pubblicazione riportava il raffronto dei profili della Sicilia “secondo Tolomeo” e “secondo i moderni”.

Redazione

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