Petrolio: una cassaforte fra i gioielli dell’età Barocca

( di Giuseppe Salmè) – Il barile di petrolio tende a toccare i cento dollari . I paesi produttori, in ordine sparso, hanno deciso di cavalcare l’onda di piena e di tesaurizzare gli immensi guadagni dovuti allo spread fra i costi di produzione e i prezzi fissati nelle piazze di New York e di Londra.
C’è nell’aria una sorta di frenesia, una fretta di far cassa come se da un momento all’altro dovesse accadere qualcosa che faccia rotolare improvvisamente i barili dall’apice in cui oggi si trovano. Una frenesia che sta contagiando il resto del mondo . I Paesi consumatori,cioè, costretti a sperimentare diversificati orizzonti energetici, soprattutto al loro interno, allo scopo di affrancarsi da un legame percepito come un indissolubile nodo scorsoio.
La tensione è alta nel Mediterraneo.
Questo mare, che tende a ridiventare la culla del mondo, presto sarà avviluppato dentro un bozzolo di tubi d’acciaio che trasportano idrocarburi dall’una all’altra sponda
Ma c’è anche, e ben numerosa,la comunità dei tecnici, degli scienziati, che torna a guardare dentro le viscere esauste, come ad un vecchio cantiere abbandonato di un’antica favolosa miniera d’oro.
Sono i ricercatori che tornano a guardare nelle viscere di Sicilia
Fra entusiasmi, diffidenze e timori sono costretti a muoversi come fantasmi negli anfratti dei Monti Iblei, fin negli scoscesi valloni del Monte Lauro. Il Sacro Monte dei Sicani, che qui hanno lasciato vestigia e pietre incise da misteriosi geroglifici.
Qui è lo scontro fra il nuovo e l’antico, fra cultura e sviluppo, due termini impropriamente antagonisti, fra sogni e realtà, e non si sa dov’è il sogno e dove la realtà.
Qui è la parte più consistente delle riserve di gas naturale che i tecnici stimano siano ancora in attesa di essere portate alla luce del sole in Sicilia.
gazzettadelpopoloIn Sicilia sono state scoperte, dal 1953, 22 miliardi di metri cubi di gas naturale, di esse fino ad ora ne sono state prodotte 15,4 miliardi, ne restano, pertanto da produrre 6,6 miliardi di metri cubi, mentre è in via d’esaurimento il petrolio che dai 464 milioni di barili scoperti si è ridotto ad una riserva residua di 109milioni e ad una riserva potenziale di soli 96 milioni.
Ma gli scienziati, i geologi, i paleontologi, sono in grado di stimare che nel sottosuolo dell’isola e nel mare antistante esistono ben 51 miliardi di metri cubi di gas da mettere a valore, ad un costo di produzione che si aggirerebbe sui 10 dollari al barile equivalente di petrolio. Si perchè in gran parte quel gas naturale andrebbe a sostituire l’olio combustibile o il carbone nelle centrali elettriche.
Il fatto è che quel gas si trova, nell’entroterra, in una trappola di uno strato geologico che prende il nome di Noto e Streppenosa. Chi è pratico della zona sa che alla superficie esistono alcuni antichi centri abitati, da Noto a Ragusa Ibla, da Modica a Caltagirone, da Scicli a Militello in Val di Catania e la stessa Catania, che conservano esempi architettonici e sono essi stessi gioielli di quel Tardo Barocco siculomediterraneo più unico che raro, tanto che l’UNESCO ha deciso di accogliere la richiesta del governo italiano di inserire quelle cittadine nella lista dei siti da considerare patrimonio dell’umanità e pertanto da proteggere e salvaguardare da ogni attività dell’uomo o da ogni evento naturale che possa danneggiarli o mettere in pericolo di estinzione.
Era inevitabile che il conflitto esplodesse nelle coscienze e da queste debordasse nella competizione politicoelettorale.
Cultura e sviluppo possono andare d’accordo? Un dilemma che assilla gli uomini da secoli .Dall’erezione del traliccio della Tour Eiffel al taglio del Canale di Suez ;dal taglio dei boschi in Amazzonia alla Diga di Assuan .
E via così.
Dilemma risolti con una politica di buonsenso , di buongusto e fatto salvo il pubblico interesse.
Un modello di contestualizazione è Ragusa ,che sta vivendo un improvviso quanto meritato boom turistico , dove il traliccio della National 130 che perforò nel 1953 il primo pozzo petrolifero e i cavalletti che pompano instancabilmente ancora petrolio, fanno parte ormai del paesaggio e vengono venduti dalle agenzie turistiche come curiosità di archeologia industriale da vedere assieme alle preziosità architettoniche dei palazzi e delle chiese barocche.

Giuseppe Salmè

Redazione

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