Sace: in 2015-2018 export Italia visto in crescita del 4,7% annuo

Milano, 27 mag.  – Una congiuntura macroeconomica favorevole, livelli di rischio complessivamente stabili a livello globale e un ampio potenziale inespresso ancora da cogliere. Questo il quadro da cui prende le mosse Restart, l’ultimo rapporto Export di Sace che stima un tasso di crescita medio annuo delle esportazioni italiane del 4,7% nei prossimi 4 anni. A fare da traino la filiera agroalimentare con un potenziale di export aggiuntivo stimato in 9 miliardi di euro nel periodo 2015-2018. E infatti secondo Sace per rafforzare le nostre imprese all’estero bisogna puntare da un lato sulla valorizzazione della filiera agroalimentare, che rappresenta circa il 10% del nostro export, e dall’altro sull’identificazione delle aree geografiche più promettenti attraverso la creazione di un nuovo indicatore, l’Export Opportunity Index.

Nel dettaglio secondo Sace, le esportazioni italiane di beni cresceranno del 3,9% nel 2015, un tasso doppio rispetto a quello dell’anno precedente. Il ritmo di crescita aumenterà ulteriormente nel triennio 2016-2018, fino ad attestarsi al 5%. Quanto alla filiera agroalimentare, Sace vede buoni margini di crescita in comparti come quello dei macchinari agricoli e dei macchinari per la trasformazione alimentare (in cui siamo al terzo e secondo posto a livelli globale) e dei buoni margini di sviluppo nei comparti degli alimentari e dei beni agricoli (in cui ricopriamo rispettivamente il settimo e il quindicesimo posto globale). Espandendo i mercati di riferimento e rafforzando la leva internazionalizzazione, Sace stima per la filiera agroalimentare un potenziale guadagno di export aggiuntivo di 9 miliardi entro il 2018: 7 miliardi di euro dal comparto agroalimentare e altri 2 miliardi da quello dei macchinari di cui l’84% macchine agricole. Ad oggi il comparto dei beni agricoli e alimentari è quello per il quale Sace prevede il maggior dinamismo nei prossimi quattro anni, con un’attesa di crescita media di export del 6,5% tra il 2016 e il 2018, superiore ai beni di consumo (+5,3% nel medesimo periodo), ai bei di investimento, core dell’export italiano (+5,2%) e ai beni intermedi (+3,9%).

Tra le migliori destinazioni l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi, l’Algeria, il Qatar, ma anche la Corea del Sud, la Cina, l’Indonesia e la Malesia. Mercati più vicini, come la Turchia e la Polonia (un mercato grande quanto la Russia, quanto a volumi di export italiano) rimangono fortemente attraenti.

 Anche i partner commerciali più tradizionali presentano ottime opportunità, come è il caso di Stati Uniti (+44% nei primi tre mesi), Regno Unito (+7,2%) e Germania (dove a marzo l’export ha segnato un+6%, grazie al traino dell’automotive). Nigeria, Senegal e Angola rimangono interessanti come mercati di frontiera e progressivamente potranno diventare le destinazioni commerciali future.

Redazione

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