Familiari di Failla: ‘Non ci hanno aiutato a salvarlo’

“Ciao sono Salvo, i miei compagni li hanno portati via, io sono rimasto da solo e ho bisogno di cure mediche, ho bisogno di aiuto. Parla con giornali e tv, vedi di muovere tutto quello che puoi muovere”. Sono le parole di Salvatore Failla, ucciso in Libia, fatte ascoltare dalla moglie Rosalba: si riferiscono ad una registrazione fatta ascoltare alla donna dai rapitori nell’ultima telefonata ricevuta, risalente allo scorso 13 ottobre. “Uno dei sequestratori mi chiamò e parlò in italiano”, ha detto la moglie di Failla.

Figlia Failla, non ci hanno aiutato a salvarlo – “Mio padre era una persona buona. Non ci hanno aiutato a riportarlo a casa”. Queste le parole di Erica, 23 anni, la figlia di Salvatore Failla. “Ci hanno detto di stare zitti, di non fare scalpore. Ci hanno detto di non rispondere alle domande dei rapitori. Dov’è lo Stato?. Abbiamo fatto quello che ci hanno detto, ma non è servito a nulla”.

Legale Failla, c’e’ stata autopsia vera e propria – La “drammatica verità” è che “si è trattato di un’autopsia vera e propria, non un esame cadaverico esterno”. Lo ha detto il legale della famiglia di Salvatore Failla, uno dei due tecnici della Bonatti uccisi in Libia.

Non è un’autopsia superficiale, è un’autopsia completa per poter estrarre, se c’è, il proiettile dai corpi. Estrarre il proiettile è importante in quanto ha ‘impronte’ che determinano il tipo d’arma che ha causato il decesso”, ha riferito all’ANSA il direttore dell’Ufficio inchieste presso la Procura generale di Tripoli, Sidikj Al-Sour, riferendosi all’esame sulle salme di Salvatore Failla e Fausto Piano. A una richiesta di confermare che possa parlarsi di “autopsia approfondita” e non di mero esame autoptico non-invasivo, il magistrato ha risposto: “sicuramente”. Si tratta di “determinare il tipo di arma, se è stata una pistola, un fucile, un mitra a causare il decesso. La medicina legale lo stabilirà”, ha detto ancora Al-Sour.

Redazione

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