GRASSO “A LAMPEDUSA L’EUROPA O NASCE O MUORE”

“Il primo sentimento che ho provato arrivando giovedì a Lampedusa è stato l’orgoglio. Appena atterrato ho avuto un incontro con il vice direttore esecutivo di UNICEF, che associava al vostro lavoro e alla capacità di accogliere di questa isola una parola bellissima: umanità. Penso che non possa esserci un riconoscimento più alto per un popolo. Per questo ringrazio di cuore tutti coloro che con passione, competenza e con umanità a Lampedusa si dedicano ai diritti degli altri”. Lo ha detto il presidente del Senato Pietro Grasso intervenendo al convegno “La Carta di Roma, comunicazione e migranti: l’esempio di Lampedusa, terra di bellezze e crocevia dei popoli”, in corso nell’isola siciliana, rivolgendosi alle autorità e ai cittadini presenti.

Il presidente del Senato ha confessato di aver vissuto, in questi due giorni, “momenti molto intensi”, come, stamattina, lo sbarco di 125 migranti: “Nei loro occhi ho visto la sofferenza, la fatica ma anche la luce della speranza. Io credo, cari amici, che a Lampedusa l’Europa o nasce o muore. O siamo capaci di essere davvero europei sin dal primo attimo in cui una persona in difficoltà bussa alla nostra porta, oppure siamo destinati ad un rapido declino, geopolitico e soprattutto morale. Per questo  penso che quella di stamattina sia una bella occasione e un bellissimo luogo per riflettere insieme, lontano da strumentalizzazioni mediatiche e politiche, su quello che io considero un fenomeno strutturale, non un’emergenza e che come tale chiama a raccolta le componenti istituzionali e sociali del Paese, l’Unione europea e l’intera comunità internazionale”.

“Il primo punto su cui vorrei soffermarmi – ha continuato – riguarda il carattere strutturale, l’origine e la prevedibilità di questo fenomeno. L’Europa non ha avuto la capacità di capire e agire per tempo, guardando ai fermenti alle frontiere meridionali dell’Europa come a un problema emergenziale e comunque periferico. Io quindi penso, e continuo a ripetere, che serve una vera strategia per il Mediterraneo dell’Unione, riportando qui il baricentro geopolitico dell’Europa unita. Se ve ne fosse stata una credibile ed effettivamente sostenuta dagli Stati membri molte delle attuali crisi avrebbero avuto uno sviluppo diverso. Penso alla guerra in Iraq, alle ‘primavere arabe’, alla crisi siriana, all’ascesa dei terrorismi organizzati, alla Libia”. Per la seconda carica dello Stato “questi conflitti e questi squilibri geopolitici sono naturalmente all’origine dei flussi di persone che fuggono dalle guerre e dalla miseria. Nel frattempo la mancanza di una strategia europea ha consentito una vera e propria decimazione delle minoranze cristiane in Medio oriente, che vivono sofferenze e persecuzioni che ho potuto verificare di persona in un recente viaggio in Iraq”.

“La seconda considerazione che vorrei fare – ha aggiunto – riguarda l’accoglienza. Io ripeto ormai da mesi e mesi che l’accoglienza di chi fugge da conflitti, persecuzioni o fame, non è un’opzione, non è un atto di liberalità, di generosità, una manifestazione di buon cuore: è un dovere morale e giuridico di fornire protezione alle persone che sono costrette a lasciare le proprie case e di soccorrere chi è in pericolo in mare. E gli europei dovrebbero sentire questo dovere più di altri perché, come ha detto Papa Francesco l’Europa è ‘la patria dei diritti umani e chiunque vi metta piede, deve poterlo sperimentare'”.

“In Italia, il principio dell’accoglienza è scolpito nella nostra legge fondamentale in modo chiaro ed emozionante: l’articolo 10 della Costituzione dice che ‘lo straniero al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge’. Dunque non solo chi sia soggetto a persecuzione  personale ma chiunque non possa godere, per qualsiasi ragione, delle libertà democratiche previste dalla nostra Costituzione ha diritto all’accoglienza. Per quanto riguarda il nostro approccio alle migrazioni in genere, io penso che sia importante ricordare anche il fattore demografico. Il giornalista Massimo Franco ha definito il vecchio continente: ‘nonna Europa’. I bassi tassi di fertilità insieme al progressivo aumento della vita media, in effetti stanno condannando il continente al declino, all’incapacità di rinnovarsi, di creare lavoro e di progredire. Per questo le migrazioni devono essere considerate come un’opportunità per dare nuova forza al continente che invecchia. Già oggi le comunità immigrate in Italia e in Europa contribuiscono al benessere delle nostre società, producendo molto più di quanto gli Stati membri non spendano per accogliere nuovi immigrati”.

“Un terzo punto di cui ho parlato con il vice direttore di UNICEF, il sindaco e il prefetto, e prima di venire qui con la Garante dell’Infanzia Filomena Albano – ha concluso il presidente del Senato -, è quello dei minori non accompagnati. Sono convinto che il modo migliore per affrontarlo sia attraverso istituti giuridici che già esistono, come l’affido alle famiglie, debitamente formate e seguite. Quale significato migliore di umanità e accoglienza? E soprattutto: quale veicolo migliore per imparare la lingua e integrarsi che non quello dell’affetto di un ambiente sereno e accogliente?”.

 (ITALPRESS).

Redazione

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