Le imprese straniere crescono: in testa Marocco, Cina e Bangladesh

( di Francesca Cabibbo) -L’Italia delle imprese torna a crescere. Nonostante la crisi. Ma a sostenere l’economia reale del nostro paese, in un momento di grande difficoltà economica, sono le imprese gestite da immigrati. I dati diffusi da UnionCamere forniscono uno spaccato di come cambia il “sistema Italia”

Oggi le imprese gestite da immigrati rappresentano il 9,96 per cento del totale. Un’impresa su dieci vede in cabina di regia una persona che non è nato nel nostro paese (o in un paese dell’Unione Europea). Il numero di imprese di immigrati aveva subito una lieve flessione ma i dati relativi al 2013 fanno vedere che l’impresa dello straniero torna a crescere. Ci sono più di 7000 imprese in più gestite da immigrati (il dato si ottiene a saldo tra le nuove iscrizioni e le cessazioni). Poiché le imprese individuali sono aumentate di 16.103 unità significa che, in Italia, più del 44 per cento della crescita delle imprese si deve proprio agli stranieri.

E’ il Marocco il paese dove c’è una maggiore vivacità imprenditoriale. I marocchini che arrivano in Italia cercano, con più frequenza, di creare una loro azienda. Seguono i cinesi, presentissimi con le manifatturiere di Prato e la vasta rete commerciale. Secondo i dati di UnionCamere “la leadership degli imprenditori marocchini è il risultato di una diffusa presenza sul territorio nazionale. Infatti, sono i più numerosi tra gli imprenditori extraUE in ben 11 regioni su 20, prime fra tutte la Calabria (dove sono il 55% di tutte le imprese di immigrati con sede nella regione) e la Valle d’Aosta (dove rappresentano il 35,3% dell’imprenditoria individuale extraUE”).

Gli imprenditori marocchini sono 62.676, cioè 19,3% di tutti gli imprenditori individuali immigrati operanti alla fine di giugno). La Cina rappresenta il 14,2 % del totale con 46.136 imprese ed il 14,2% (30.564) provengono dall’Albania. Segue il Bangladesh con 23.004 imprese ed il 7,1%.

E veniamo ai settori in cui operano le varie imprese. I marocchini si occupano di commercio e di trasporti, i cinesi spiccano nelle attività manifatturiere, negli alloggi e nella ristorazione, ma anche di altri tipi di servizi, gli albanesi privilegiano le imprese edili. Gli stranieri del Bangla Desh si occupano di agenzie di viaggio, noleggi, servizi alle imprese, informazione e comunicazione.

E veniamo alla distribuzione territoriale delle imprese gestite da immigrati. In Sicilia il numero e le percentuali non sono elevate, rispetto al resto del paese. Ovviamente, com’era facile intuire, è Prato la città dove c’è il maggior numero di imprese di immigrati, seguono Milano e Firenze. A Milano, le imprese straniere sono quasi il 40 per cento (esattamente il 39,68 per cento). Si tratta di 6696 imprese su un totale di 16.886.

In Sicilia, la palma d’oro spetta a Palermo, con una percentuale di 10,28 per cento. Si tratta di 6.086 aziende su un totale di 59.216. Messina ha 2590 imprese straniere su un totale di 36.703 (7,06 per cento). Al terzo posto è Ragusa con 1400 imprese di immigrati su un totale di 22.142. A seguire: Catania, con 2983 aziende di stranieri su un totale di 61.613 (4,84 per cento); Siracusa, con 1090 aziende su un totale di 22.925 ed una percentuale del 4,75 per cento. Caltanissetta ha 719 aziende straniere su un totale di 16.102 (4,47 per cento), Trapani ha 1240 imprese straniere su 30.702 (4.04 per cento). E’ Enna la città italiana con più aziende in cui i titolari sono italiani o di paesi dell’Unione Europea mentre è più basso in assoluto il numero di aziende extra-Ue. La percentuale è bassissima e molto distante da tutte le altre città: 1,67 per cento

Francesca Cabibbo

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