Sicilia,l’insularità costa ai Siciliani 6 miliardi di euro l’anno

Oltre 6 miliardi di euro. Tanto costa ogni anno l’insularità̀ ai siciliani. Una sorta di tassa occulta pari a circa 1.200 euro per ogni siciliano che aggrava significativamente l’economia di persone, famiglie, imprese.

E’ quanto emerge dal rapporto definitivo sulla ‘Stima sui costi dell’insularità̀ per la Sicilia’ pubblicato dall’assessorato all’Economia della Regione Siciliana e trasmesso al ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie e alla Commissione paritetica. Costi, si legge nel rapporto, “che equivalgono a quelli della realizzazione del Ponte sullo Stretto (se ne potrebbe realizzare quasi uno l’anno) o alla perdita di pil determinata nel 2020 dalla pandemia da Covid-19”.

“La Sicilia, come è noto, sconta un grave divario socioeconomico rispetto al resto d’Italia ed i principali dati, a riguardo, restituiscono una fotografia allarmante per la presenza di forti squilibri occupazionali, un’elevata quota di popolazione a rischio povertà, maggiori costi per i trasporti, arretratezza e sperequazione infrastrutturale nonché per la diffusa marginalità e ridotta internazionalizzazione delle attività economiche – prosegue – Tale contesto di divario risulta ulteriormente aggravato dalla condizione d’insularità̀, intesa come discontinuità̀ territoriale, che aggiunge criticità di natura economica, trasportistica, ambientale, sociale e demografica determinando un oggettivo svantaggio rispetto ai territori continentali”.

Entro il 30 giugno 2021, in attuazione del principio di leale collaborazione, la Commissione paritetica per l’attuazione dello Statuto della Regione siciliana, avvalendosi degli studi e delle analisi di amministrazioni ed enti statali e di quelli elaborati dalla medesima Regione, deve elaborare “stime economiche e finanziarie sulla condizione di insularità̀ della medesima Regione”. “Ciò – sottolinea la Regione – attribuisce allo studio una diversa prospettiva, trasformandolo in uno strumento di negoziazione tra Governo centrale e Regione, che dovrà sortire effetti sulla perequazione infrastrutturale e quella fiscale”. Il modello econometrico stima una perdita di pil pari a 6,23 miliardi di euro, mentre il modello controfattuale (Mms) registra una stima pari a 6,08 miliardi di euro. “Attraverso la stima di questi costi, la Regione intende pertanto fornire una chiara misura degli svantaggi sofferti dalla Sicilia a causa di questa specifica condizione geografica, ponendosi come obiettivo non già la semplice rivendicazione economica, quanto piuttosto la definizione di una specifica finalizzazione delle risorse rivendicate per garantire la rimozione delle cause di tale svantaggio”.

“A distanza di 75 anni da quel 15 maggio 1946 – sottolinea il vicepresidente ed assessore all’Economia della Regione Siciliana – nel quale fu riconosciuta l’Autonomia della Sicilia, non si è purtroppo ancora colmato, nel nostro Paese, il divario economico, sociale e territoriale. Un divario prettamente infrastrutturale, acuito dal crollo degli investimenti statali nel Mezzogiorno, registrato negli ultimi 30 anni, che determina il protrarsi di un’insostenibile tassa occulta, a carico dei siciliani, che frena lo sviluppo economico e causa notevoli ritardi e lentezza negli spostamenti da e verso le regioni continentali”. “La condizione di insularità– aggiunge Armao – impone oggi l’adozione di scelte politiche di contrasto a cui il governo Musumeci di certo non si sottrae, commisurate all’entità̀ degli svantaggi che devono essere mitigati o rimossi, ma anche ai possibili vantaggi che ne potrebbero derivare. Basti solo pensare che la creazione di un sistema di collegamento stabile dello Stretto di Messina, che riducendo la distanza geografica tra la Sicilia ed il Continente potrebbe contenere significativamente i costi dell’insularità̀, sarebbe interamente ripagata in meno di due anni dal semplice risparmio sui costi, e tempi, dei collegamenti di terra”. 

Redazione

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