Trapianti, gli studenti palermitani imparano “la cultura del dono”

PALERMO (ITALPRESS) – Recuperare il terreno perduto a livello di donazioni, soprattutto di fronte all’efficienza dei centri trapiantologici, passa principalmente da due binari: istituzione di tavoli tecnici da una parte, cura dei termini con cui l’informazione viene trasmessa alla popolazione dall’altra. Due aspetti fondamentali per fronteggiare le difficoltà di una Sicilia che presenta numeri bassissimi per quanto riguarda le donazioni: così il convegno organizzato al Convitto nazionale Giovanni Falcone, dal titolo “Donazione e trapianto di organo: l’importanza della cultura del dono”, punta a dare nuova linfa a un tema così delicato scegliendo gli studenti come primi interlocutori, puntando sulla loro maggiore sensibilità.
L’evento, promosso congiuntamente da Convitto e Policlinico, è articolato in due fasi: la prima riguarda una riflessione collettiva sulla necessità di implementare le donazioni, la seconda sul confronto diretto tra studenti ed esperti della materia (medici e psicologi).
I ragazzi hanno inoltre ascoltato due testimonianze di rilievo: quella di Francesca Licari, che ha ricevuto un trapianto di rene, e quella di Gaspare Muratore, padre di un giovane donatore di organi di nome Marco.
All’appuntamento, aperto dalla riflessione della rettrice del Convitto Cettina Giannino, hanno preso parte il commissario di Stato per la Regione Ignazio Portelli, il rettore dell’Università di Palermo Massimo Midiri, il commissario straordinario per il Policlinico Salvatore Iacolino, il coordinatore del Centro regionale trapianti Giorgio Battaglia, il presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo Toti Amato, il presidente Ersu Michele D’Amico e il direttore Ismett Angelo Luca.
Il presidente della Regione Renato Schifani ha sottolineato in un messaggio come ci sia “ancora molto da fare sul tema delle donazioni. Il primo aspetto su cui lavorare è la consapevolezza: solo con informazioni corrette si può fare sensibilizzazione”. Gli fa eco Giannino, secondo la quale “il coinvolgimento dei ragazzi è fondamentale affinchè prendano decisioni coerenti per il proprio benessere. Il dono è cura di se stessi e dell’altro ed è sempre stato al centro della relazione educativa”.
Uno dei problemi per cui la Sicilia non segue la lunghezza d’onda di altri territori, oltre alla scarsa informazione, è per Portelli “la disconoscenza di queste opportunità a causa di un’organizzazione non sempre ottimale dei Comuni, soprattutto quelli più grandi. In tal senso puntiamo a operare un’inversione di rotta nel minor tempo possibile”.
Secondo Midiri è fondamentale invece “sviluppare un’empatia con i parenti della persona deceduta e convincerli dell’importanza di salvare una vita e portare avanti un percorso esistenziale. Il trapianto è un segno di civiltà e di partecipazione a una comunità, ma ancora oggi gli ospedali non sempre danno la giusta informazione ai congiunti di chi deve cedere gli organi”. Anche l’Università punta a dare un contributo in tal senso soprattutto, spiega il rettore, “in chiave di formazione con corsi specifici e Master, coinvolgendo tanto la facoltà di Medicina quanto quelle umanistiche: nella cultura della donazione la componente psicologica è fondamentale”.
Uno dei modi per tentare di fare rete è il progetto ‘Conoscere per donarè, attuato dal Policlinico con lo scopo di rafforzare la cultura della donazione attraverso il coinvolgimento di realtà come Centro regionale trapianti, Università, Ordine dei Medici, Comune e Regione. Il passo successivo, spiega Iacolino, è rivolgersi “a tutti quei soggetti che vogliano dare il proprio contributo, partendo da scuole e amministrazioni comunali”.
A stupire, evidenzia Battaglia, è il paradosso secondo cui “le donazioni in Sicilia non sono all’altezza di una rete trapiantologica nazionale che è la prima d’Europa. Donare deve essere un gesto naturale: partiamo dalla scuola per formare le nuove generazioni e di conseguenza le loro famiglie, ma ci rivolgiamo anche a ordini professionali e religiosi”. In tal senso il 16 aprile, per la Giornata nazionale della donazione, la Chiesa manderà un messaggio a favore di un tema così importante ma allo stesso tempo così sottovalutato.
Sulla difficoltà nel convincere una fetta ampia di popolazione pesa soprattutto la prevalenza, in Sicilia come in altre regioni del centro e del Sud, della ‘cultura del mortò su quella del dono. “A incidere sono principalmente fattori culturali antichi, secondo cui il defunto non va toccato: quello di cui pochi si rendono conto è che donare gli organi dà la vita e che quindi tale cultura va implementata”, spiega Amato.

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