Bankitalia: “Dopo sette anni in Sicilia segni di ripresa”

“Dopo sette anni di crisi finalmente anche la nostra regione inizia a vedere segni di ripresa. Abbastanza labili, ma pur sempre segni di ripresa”. C’era il ‘sospetto’ che, dopo un periodo terribile, il peggio per la Sicilia fosse alle spalle: adesso a certificarlo, in un’intervista esclusiva concessa all’ITALPRESS, e’ Antonio Cinque, direttore della sede palermitana di Bankitalia. Non e’ certo il caso di esaltarsi o fare voli pindarici, anche perche’ ci troviamo di fronte alla comparsa di qualche segno piu’ a fronte di una depressione economica che ha fatto perdere all’Isola, dal 2008 al 2014, piu’ o meno 12 punti di Pil, ha ridotto del 14% i consumi delle famiglie, e ha fatto esplodere in tutta la sua gravita’ l’emergenza disoccupazione, che ha toccato punte del 22% (40% per quella giovanile). Ma la Sicilia e’ comunque in fase di risveglio, dal momento che “si confermano nei primi mesi di quest’anno i segnali di miglioramento del clima di fiducia che avevamo rilevato alla fine del 2015, miglioramenti nella filiera agroalimentare, nell’export non oil, nel turismo e anche per l’occupazione. Non dobbiamo pero’ dimenticare – continua Cinque – che ci sono rischi di natura esogena ed endogena: esogena per quanto riguarda la ripresa nazionale e internazionale; endogena per quanto riguarda la struttura del sistema industriale e dei servizi della nostra regione”. Cinque, responsabile della sede palermitana della Banca d’Italia dal settembre del 2014, avverte che “la crisi ancora si sente, ma cominciano a vedersi segnali incoraggianti”.

A tal proposito, un ruolo importante puo’ essere svolto dalle banche: “Credo che il settore del credito, anche grazie alla politica monetaria espansiva di questi ultimi mesi da parte della Bce, possa fare la sua parte e qualcosa gia’ cominciamo a vedere. A dicembre – ricorda il dirigente – a livello di settore privato abbiamo rilevato una lieve ripresa dei finanziamenti dopo 3 anni di diminuzione costante; anche per quello che riguarda le condizioni di offerta del credito ci sono dei miglioramenti anche grazie a tassi di interesse storicamente bassissimi. Le banche si trovano in una situazione di grande liquidita’. Ovvio, c’e’ una certa selettivita’ nei confronti delle imprese, ma questo dipende dalla qualita’ delle imprese stesse: non dimentichiamo che veniamo da sette anni di crisi…”. Turismo, complici le difficolta’ degli Stati del Nord Africa, agroalimentare, export (tendenza in crescita nei settori non legati al petrolio): queste le carte che la Sicilia puo’ giocarsi per rialzare definitivamente la testa. Ma forse la vera partita del rilancio dell’Isola si gioca su un altro tavolo, il ‘solito’ tavolo verrebbe da dire: quello dei fondi europei. “Da oggi al 2020 – ricorda Cinque – avremo in questa regione circa 7 miliardi tra fondi comunitari e cofinanziamento nazionale. Soldi da spendere in investimenti per infrastrutture, per aiutare l’imprese, per la formazione. Stiamo parlando di 7 miliardi – il Pil regionale e’ di circa 83 miliardi – una cifra veramente notevole, potrebbero essere un volano formidabile, che potrebbe aiutarci davvero a ripartire.” (ITALPRESS)

Redazione

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